Ho appreso della morte di Bin Laden in maniera abbastanza singolare: mi ha chiamato mio marito.
Io andavo a lavoro, le otto e trenta del mattino, Fabio mi telefona per chiedermi se avevo sentito la notizia del giorno alla radio: "Hai sentito che è morto Bin Laden?". No. Non lo avevo ancora sentito perchè era una di quelle mattine che non mi andava di sentire quello che la radio, in maniera "autogestita", mandava.
Sono arrivata in ufficio e già tutti ne parlavano, e straparlavano.
Tralascio le mie sensazioni emotive a proposito della notizia, poichè nonostante dieci anni di filmati e testimonianze volte ad alimentare l'odio nei confronti di quell'uomo, non ho potuto fare a meno di passare da un senso di sollievo ad una profonda tristezza per la mancanza di umanità che io stessa stavo dimostrando.
Mi piace notare, però, che la notizia è di quelle che spingono i parenti a chiamarti, una di quelle cose che si ha bisogno di comunicare, di trasformare in "detto" perchè assuma una sua verità. Poichè in questo Blog, poi, ci occupiamo di fotografia mi preme sottolineare come ancora oggi ci si lasci soggiogare dal potere dell'immagine.
Prima che qualche esperto del settore non affermasse che la foto del Bin Laden morto è un clamoroso falso, tutte le testate giornaliste del nostro Paese l'hanno mandata in onda a riprova della sua morte.
Sebbene la postura della testa, la dentatura un po' scoperta, l'inclinazione del corpo, fossero quelle già viste in una delle foto di repertorio più famose di Bin Laden, nessuno ha dubitato che quella foto attestasse la definitiva morte dell'uomo.
Adesso questo "scomodo" incidente apre il fianco a nuove perplessità sulla "presunta" fine dello sceicco. Sì, perchè se la prima foto è falsa chi ci assicura che le successive saranno vere? E' aperta, dunque, la gara ricca di promesse dei nostri quotidiani che aspettano le nuove immagini volte a comprovare una realtà non ancora certa, dal momento che non esiste una foto a dimostrarlo:
DA CORRIERE.IT:
Difficile verificare l'autenticità dello scatto rilanciato dagli hacker di Anonymyus.
Usa: «Foto atroci, aspettiamo a darle»
La Casa Bianca sta valutando se diffondere le immagini e un video girato dalla telecamera sull'elmetto dei soldati
Difficile verificare l'autenticità dello scatto rilanciato dagli hacker di Anonymyus
Lo scatto che circola sul web
MILANO - Circola sulla rete una nuova foto del cadavere di Osama Bin Laden . Si tratta di un'immagine a raggi infrarossi rilanciata sul social network Twitter, nell'edizione inglese, dagli hacker di Anonymous.
Impossibile, per ora, verificare l'autenticità dello scatto realizzato in notturna. L'uomo indicato come il leader di AlQaeda giace a terra con una ferita sopra l'occhio destro. Il corpo sembra sorretto da un soldato Usa.
Ricordate la Prima Guerra del Golfo? Il 18 gennaio 1991 il Tornado pilotato da Gianmarco Bellini fu abbattuto ed agli stesso, con il compagno Maurizio Cocciolone, fu fatto prigioniero.
Era il 20 gennaio 1991: la Cnn mostrò al mondo intero il volto tumefatto di un uomo che stentatamente in inglese disse: «My name is Maurizio Cocciolone».
Prima di quel momento nonostante le immagini di lontani folgori, i suoni che raccontavano di bombe e spari, prima di quel momento la guerra del Golfo non ci era sembrata una cosa reale. Appena, però, ci apparve il volto del nostro connazionale devastato, anche la guerra, d'un tratto, ci sembrò una cosa che stava realmente accadendo. E la faccia di Cocciolone fu destinata, suo malgrado, a diventare famosa.
Altro racconto di prigionia quello di Fabrizio Quattrocchi che fu preso in ostaggio a Bagdad, il 13 aprile 2004, insieme ai colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, da miliziani del gruppo autoproclamatosi "Falangi Verdi di Maometto", mai identificati.
Anche in questo caso furono diffuse delle immagini che raccontavano della prigionia, in particolare per il povero Quattrocchi anche quelle della sua morte conclusasi con l'oramai famosa frase: adesso vi faccio vedere come muore un italiano.
DA WIKIPEDIA: "Non sono tuttora completamente chiari i motivi per cui i rapitori decisero di uccidere Fabrizio Quattrocchi, lasciando in vita i suoi colleghi, ma si conoscono i suoi ultimi momenti di vita, registrati su video. Nel giugno del 2004 il quotidiano londinese Sunday Times pubblicò un'intervista a un iracheno, il cui nome di battaglia è Abu Yussuf, dichiaratosi membro del gruppo di rapitori dei quattro italiani. Yussuf dichiarò di aver girato personalmente il video dell'uccisione dell'italiano.Solo nel gennaio 2006 il TG1 della RAI ricevette un filmato relativo all'uccisione di Quattrocchi e lo trasmise parzialmente, interrompendone la riproduzione un attimo prima del momento degli spari «per rispetto della sensibilità della famiglia e dei telespettatori». Nel suo blog[7] il giornalista del TG1 Pino Scaccia ne riferisce il contenuto completo:
« Fabrizio Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma: "Posso toglierla?" riferito alla kefiah. Qualcuno gli risponde "no". E allora egli tenta di togliersi la benda e pronuncia: "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano". Passano secondi e gli sparano da dietro con la pistola. Tre colpi. Due vanno a segno, nella schiena. Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli tolgono la kefia, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano dentro una fossa già preparata. "È nemico di Dio, è nemico di Allah", concludono in coro i sequestratori. »
(Pino Scaccia, 9 gennaio 2006, descrivendo il filmato dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi)"
Cupertino, Agliana e Stefio furono liberati l'8 giugno 2004, dopo 58 giorni di prigionia. Tutta Italia attendeva davanti al televisore l'arrivo dei tre alla'aereoporto di Ciampino: abituati a vederli nella loro versione di prigionieri
stentavamo a riconoscerli in buona forma, una volta usciti dall'aereo. Come se in quell'aereo non avessero avuto la possibilità di lavarsi e vestirsi in maniera decorosa,
la forza dell'immagine nella nostra testa era più forte di quella vera.
E' necessario, insomma, che una completa documentazione visiva ci informi sulla realtà delle cose. E' così necessario.... eppure non siamo mai veramente convinti se non guardiamo con i nostri occhi.
Stiamo, dopotutto, ancora chiedendoci se Neil Alden Armstrong è veramente atterrato sulla luna...


